LA VALLE DELL’EDEN

La valle dell’Eden, semestrale di cinema e audiovisivi, n° 33/2018, Scalpendi Editore

ELIO GRAZIOLI, Fotografia al limite, pag. 51-58

in copertina: Davide Mosconi, In morte del padre: la morte si manifesta, 1984-85, trittico di Polaroid

Copertina: Solchi graphic design, Milano

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GLOBAL TOOLS 1973-75

A cura di Valerio Borgonuovo e Silvia Franceschini, Global Tools quando l’educazione coinciderà con la vita, 2018, Nero Edizioni

dalla quarta di copertina:
Global Tools documenta e racconta la storia dell’omonima esperienza di radical design e del suo programma multidisciplinare di scuola “senza studenti ne professori” (…)

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Infrasottile. L’arte contemporanea ai limiti.

Oggi prendiamo immagini da qualsiasi parte, le copiamo, le ritagliamo, le montiamo con pezzi di altre, o le lasciamo tali e quali e le facciamo circolare perché ci piacciono, vi abbiamo visto qualcosa che vogliamo condividere. D’altro canto la società dello spettacolo è diventata così pervasiva che tutto si fa per immagine, alla televisione o sulla Rete, e distinguere il senso dal vacuo o la sincerità dalla finta o dalla falsità è diventata questione più che sottile. E ancora: droni e cloni, robot e avatar stanno diventando realtà diffusa. In arte: morte dell’autore, morte dell’arte, di una determinata concezione dell’arte, fine delle avanguardie, creatività diffusa, contraffazione, dispersione, formattazione…

La mostra presentata da BACO a Bergamo è una prospettiva di lettura dell’Infrasottile, che si snoda su tre livelli: uno storico con un collage di estratti da video di artisti appunto storici; il secondo con tre invitati estranieri d’eccezione con un video ciascuno, Tacita Dean, Ange Leccia e Eric Baudelaire; il terzo con un panorama italiano più vasto con opere e installazioni di Franco Vimercati, Davide Mosconi a Marina Ballo, Alessandra Spranzi, Luca Pancrazzi, Amedeo Martegani, Eva Marisaldi, Luca Vitone, Micol Assael, Gianluca Codeghini, Aurelio Andrighetto, Giovanni Oberti.

Infrasottile è l’ultimo libro di Elio Grazioli, edito da Postmedia (Milano 2018), il quale tratta dell’arte come capacità dell’artista di vedere e di mostrare diversamente la realtà. Al centro sta la nozione duchampiana di inframince, infrasottile. Essa indica innanzitutto ciò è all’estremo della percezione, del discernibile, della differenza, ma senza essere né l’invisibile, né l’indiscernibile, né il trascendente, ma invece una presenza al limite, un possibile ma reale, o una compresenza di due stati che «si sposano», dice Duchamp, dando vita a un terzo tutto da cogliere. Attraverso i suoi diversi caratteri si disegna un percorso particolare dell’arte degli ultimi decenni, trasversale, non rispondente a movimenti e tendenze, fatto invece di affinità, di atteggiamento, di sensibilità e di pensiero. Da Rauschenberg, Johns, Warhol, a Nauman, Asher, Barry, Huebler, agli artisti più recenti, Gonzalez-Torres, Dean, Huyghe, Jan Ader, Vitone, Martegani, Marisaldi; dalla ripetizione alla tautologia, dalla copia al re-enactment, dal concetto alla performance, alla fotografia, l’arte ai limiti di ogni aspetto dell’arte.
da comunicato stampa

UGO LA PIETRA

Ugo La Pietra, Le mie giornate particolari con…, 2017, Manfredi Edizioni

in copertina: Ugo la Pietra e Davide Mosconi sulla terrazza della Triennale di Milano, 1972

copertina: Aurelia Raffo

pag. 86-89
La mia giornata particolare con
Davide Mosconi
Gli uccelli nel bosco
1992
“Con Davide ho avuto, in tanti anni, molte occasioni di frequentazione e abbiamo fatto tante cose insieme. La prima volta l’ho incontrato nel 1969 (…)”

Davide Mosconi: moda, arte, pubblicità

La Galleria Milano torna ad esporre il lavoro di Davide Mosconi (Milano, 1941-2002), sperimentatore instancabile ed artista poliedrico. Nel 2014 gli era stata dedicata in galleria un’ampia antologica, curata da Elio Grazioli, che cercava di ricostruire il percorso dell’artista tra fotografia, musica e design. La mostra attuale, sempre a cura di Grazioli, intende indagare per la prima volta altri aspetti del suo lavoro non ancora approfonditi, ma centrali, in particolare la sua attività come fotografo di moda e di pubblicità, attività che ha sempre considerato come un mestiere per guadagnarsi da vivere e finanziare la sua attività artistica, ma che in realtà in molti casi si intrecciano perfettamente con la sua ricerca artistica e la sua poetica. Mosconi non ha conservato molto di questi materiali, la mostra è pertanto esito di una ricerca ad hoc.

Nato e cresciuto a Milano, formatosi a Londra, nel 1964 Mosconi si trasferisce a New York per qualche anno per lavorare come assistente di Richard Avedon. La sua prima uscita in ambito artistico è alla Galleria Vismara nel 1967 con la mostra Creazioni applicate ai foulards di Giorgio Dall’Alba, fatto che dimostra fin dall’inizio il legame tra moda e arte nella sua carriera. Tornato a Milano apre nel 1969 un’agenzia propria, lo “Studio X”, presso la quale realizzerà negli anni seguenti campagne pubblicitarie per Fiat, Olivetti, Cassina, Campari, Sip, Rinascente, Brancamenta e altri, oltre a numerosi servizi di moda e di costume.

In tutte queste attività troviamo il tema ricorrente e centrale del corpo, da inserirsi nel contesto dell’antidesign, per il quale «il corpo è il mezzo di azione sul reale e nel reale», portatore di complessità, «per i suoi moti e desideri, tanto da esasperarlo negli esiti più radicali con l’inclusione della distruzione come fase necessaria per la ridefinizione dell’oggetto» (Elio Grazioli). Questa possibilità di rottura porta con sé motivazioni anche politiche.
Nella fotografia di moda troviamo lo stesso trattamento, facendo adottare ai modelli e agli oggetti posizioni insolite e talvolta esasperate. Ciò è visibile nei molti servizi usciti su numerose riviste, tra cui “Vogue Italia”, “Harpers & Queen”, “Linea Italiana”, “Sette”, “Amica”, “Esquire & Derby”, “Myster”. Servizi tutt’altro che frivoli: Mosconi, uomo di grande eleganza, porta l’abito al suo limite e lo interroga criticamente in ogni suo scatto, fatto ben visibile nel libro Cravatte e colletti (1984), realizzato con Riccardo Villarosa, dove l’ultimo nodo della lunga sequenza non è più una cravatta o papillon ma un cappio da impiccato, «cravatta finale e definitiva nella vita di un uomo».

Le opere di Davide Mosconi sono state esposte in prestigiose istituzioni e gallerie in tutto il mondo, tra cui la National Gallery di Bruxelles, l’I.C.A. di Londra, la Guggenheim Foundation di Venezia, la Biennale di Venezia (1991, 1993, 2001, 2003), la Rayburn Foundation di New York.
La Galleria Milano gli ha dedicato due personali nel 1998 e nel 1999 e ha esposto più volte le sue fotografie in mostre collettive. A partire dal 2006 ha ospitato una serie di concerti con l’intento di eseguire tutti i brani contenuti ne LASTORIADELLAMUSICADIDAVIDEMOSCONI, libro d’artista realizzato da Mosconi e pubblicato con Do-Soul nel 1989. Nel 2014 l’ampia monografica Davide Mosconi: fotografia, musica, design.

In occasione della mostra verrà presentata la monografia di Elio Grazioli Davide Mosconi: moda, arte, pubblicità, edita da Tip.Le.Co.

Davide Mosconi. Fotorafia, musica, design

La Galleria Milano è lieta di presentare una mostra antologica dedicata a Davide Mosconi (Milano, 1941-2002), sperimentatore instancabile come artista, musicista, fotografo e designer. L’occasione si lega all’uscita della prima esauriente monografia su Mosconi, scritta da Elio Grazioli.

La figura di artista di Mosconi è uno dei non moltissimi esempi del modo giusto di essere artista nella condizione contemporanea, quella che mette in gioco tutto se stesso, che non si limita a un apporto estetico ma rappresenta un modo di essere e di avere a che fare con il mondo. 

Elio Grazioli

Davide Mosconi intraprende una coraggiosa fusione tra arte e vita lungo tutto l’arco della sua biografia, mantenendo lo spirito sincero dell’amateur. Nato e cresciuto a Milano, abbraccia quasi contemporaneamente la passione per la fotografia e per la musica. Dopo essersi diplomato al conservatorio G. Verdi, nel 1961 si trasferisce a Londra dove studia fotografia al London College of Printing. Nel 1963, per quattro anni, lavora come assistente di Richard Avedon e Hiro. Tornato a Milano nel 1967, tiene presso la Galleria Il Diaframma la sua prima personale dal titolo Il sogno di Davide. Nel 1968 forma il “Quartetto” con Gustavo Bonora, Marco Cristofolini e Enzo Gardenghi, con i quali organizza una serie ininterrotta di concerti dal vivo, eventi privati e registrazioni in studio. Nel frattempo fonda lo studio di fotografia e grafica “Studio X”, presso il quale realizzerà negli anni seguenti campagne pubblicitarie, servizi di moda e di costume. Nel 1970 progetta e realizza il libro fotografico Design Italia ’70. Nel 1972 partecipa alla mostra Italy: The New Domestic Landscape al MoMA di New York con il cortometraggio Something to belive in; due anni dopo è tra gli artisti diFotomedia, mostra itinerante tra Dortmund e Milano. Intanto continua ininterrottamente la ricerca musicale, attraverso la performance, la collaborazione con altri musicisti, l’improvvisazione e l’invenzione di strumenti inediti. Nei primi anni Ottanta comincia a lavorare su invito della Polaroid con la nuova macchina oversize 51×61 cm. Nel 1984 inaugura con In morte del padre la serie dei “trittici”, per cui riceve il premio Polaroid; nel 1997 gli è conferito il primo premio per la fotografia d’arte dal prestigioso International Center of Photography. In questi anni si concentra su procedure affidate al caso e all’istante: i due lavori più importanti in questa direzione sono le serie fotografiche Disegnare l’aria e Polveri, omaggio a Bruno Munari. Il 4 aprile 2002 muore fatalmente, investito da un taxi.

Le sue opere sono state esposte in prestigiose istituzioni e gallerie in tutto il mondo, tra cui la National Gallery di Bruxelles, l’I.C.A. di Londra, la Guggenheim Foundation di Venezia, la Biennale di Venezia (1991, 1993, 2001, 2003), la Rayburn Foundation di New York.

La Galleria Milano gli ha dedicato due personali nel 1998 e nel 1999 e ha esposto più volte le sue fotografie in mostre collettive. A partire dal 2006 ha ospitato una serie di concerti con l’intento di eseguire tutti i brani contenuti ne LASTORIADELLAMUSICADIDAVIDEMOSCONI, libro d’artista realizzato da Davide e pubblicato con Do-Soul nel 1989.

In occasione della mostra verrà presentata la monografia di Elio Grazioli.

Inoltre verrà presentata, per la prima volta in Italia, la Sezione ritmica, prima parte della composizione Sezione aurea. L’installazione e la direzione sonora della première saranno a cura di Gerardo De Pasquale. Concepita da Davide Mosconi nel 1971 in occasione della nascita della figlia Tantra, e compiuta nel 2000 dopo un lungo processo di elaborazione, è stata finalmente edita quest’anno a Doha da Alga Marghen, grazie a Emanuele Carcano e Gabriele Bonomo. Si tratta di sei dischi vinilici vergini, senza alcun suono registrato, sulla cui superficie sono state tracciate linee algebriche con punte di diverse misure. «Il lavoro nasce da un mio vecchio desiderio: fare una musica che, senza alterare gli elementi che la costituiscono, ogni volta che viene suonata non è mai uguale a se stessa», spiega l’artista in un suo scritto pubblicato nel cofanetto di Sezione aurea (Alga Marghen, Doha 2014). I dischi vanno suonati insieme, ma è impossibile farli partire simultaneamente: nell’irrepetibilità del suono che ne deriva sta la dichiarazione di unicità che Davide Mosconi voleva raggiungere.

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